Il lavoro del traduttore può essere affascinante. Si viaggia tra lingue e culture, si scoprono mondi nuovi e, a volte, ci si imbatte persino nella documentazione tecnica dettagliata di un tornio industriale del 1987.
Ma accanto ai progetti interessanti esiste anche il lato meno fotogenico della professione. Nel settore lo chiamiamo con un nome che dice tutto: le patate bollenti.
Quelle che nessuno vuole tenere in mano. E che, guarda caso, spesso sono anche decisamente maleodoranti.
Sono incarichi che girano come una patata appena scolata dall’acqua: passano di mano in mano, rimbalzano da un traduttore all’altro, mentre ognuno li schiva con l’eleganza di una ballerina dalla Scala pur di non scottarsi… o peggio, di non restare impregnato dall’odore.
Divertente? Allora accomodati. Questo è il mondo reale del traduttore.
Perché i traduttori rifiutano certi lavori (la verità che ai clienti non piace)
Nella vita di un traduttore esiste una regola non scritta ma universalmente rispettata:
non ogni incarico vale il tempo, i nervi o anche solo l’accensione del computer.
E no, il traduttore non è una creatura che vive di dizionari e caffeina, pronta ad accettare qualsiasi cosa pur di portare a casa qualcosa. Sì, esistono anche freelancer che sopravvivono a base di panini e formaggio fuso. Ma la maggior parte dei professionisti ha calendari pieni, clienti fissi e soprattutto la possibilità di scegliere.
Se qualcosa puzza, in senso figurato o molto concreto, non ci si passa il weekend sopra per spirito di sacrificio.
Eppure la domanda torna sempre:
Ma perché nessuno vuole accettare questo incarico? È una traduzione semplice!
Ecco, forse perché stai spedendo in giro una patata bollente. E pure maleodorante.
1. Scansioni storte e illeggibili: come eliminare un traduttore con un PDF
Un grande classico.
Il documento sembra scansionato con un tostapane, inclinato di 37 gradi, in una stanza buia. Le ultime tre righe? Evidentemente hanno deciso di emigrare.
Questi file non sono solo difficili da leggere.
Mandano un messaggio chiarissimo:
Dedica il triplo del tempo, ma non azzardarti a fatturarlo.
Ecco perché molti traduttori preferiscono lavorare con materiali preparati da chi rispetta il tempo altrui, invece di trasformare ogni incarico in un lavoro di archeologia grafica.
Così nasce la prima, inconfondibile patata bollente. Spesso già leggermente maleodorante.
2. 85 cartelle per ieri: la fantasia preferita dei clienti
Altro capolavoro del genere:
Abbiamo 85 cartelle. La scadenza… diciamo ieri. Il budget è 15 EUR a cartella. Ci stai?
È un po’ come entrare in un ristorante stellato Michelin e dire:
Vorrei il menu degustazione da sette portate a 19,90. Sono cliente fisso… del bar di fronte.
Le traduzioni urgenti esistono, certo. Ma hanno un prezzo.
La caccia al disperato, dall’agenzia al freelance e ritorno, finisce quasi sempre con un risultato finale… così così.
Per non dire: una patata bollente che ormai puzza apertamente.
E poi ci si stupisce della qualità.
3. Venerdì alle 16:50: il momento perfetto per rovinare un weekend
Venerdì pomeriggio.
Se vuoi causare reazioni fisiche immediate in un traduttore, manda una richiesta venerdì alle 16:50, possibilmente con la nota: Urgente!!!! Per lunedì mattina.
Perché è risaputo: il traduttore passa il weekend a casa, fissando il soffitto, in attesa di un report finanziario da tradurre.
Naturalmente a una tariffa del tutto incompatibile con il lavoro richiesto.
Del resto, il budget non è elastico.
Questa è una delle patate bollenti più classiche del settore.
E anche una delle più maleodoranti, soprattutto quando te la portano al tavolo accompagnata da punti esclamativi.
4. I furbetti del settore: quando la patata puzza di soldi (che non arrivano)
Esistono poi le patate bollenti di fascia alta, edizione Ci_Conoscono_Tutti:
Non possiamo pagare la fattura perché il cliente non ci ha ancora pagato.
Traduzione rapida: il rischio, lo scarichiamo su di te.
I professionisti queste cose non le toccano nemmeno con i guanti.
Hanno blacklist ben curate e un radar infallibile.
Da questi incarichi si sente l’odore da lontano: rischio, perdita di tempo e finanziamento dell’attività altrui.
Risultato? Finiscono direttamente nella categoria: patata bollente, contaminata e irrimediabilmente maleodorante.
Tirando le somme
Se vuoi uno sguardo onesto sulla vita del traduttore, una cosa è certa: non si vive solo di parole, ma di selezione, esperienza e istinto di sopravvivenza.
E se vuoi evitare di essere ricordato come quello delle patate bollenti, prepara bene i materiali, stabilisci scadenze sensate e rispetta il lavoro di chi fa del linguaggio una professione.
Perché sì, i traduttori vogliono lavorare.
Ma non sono obbligati a tenere in mano qualcosa che scotta. E che puzza pure.