Perché non offro servizi di MPTE (Machine Translation Post Editing)

MPTE: progetti per chi accetta il ruolo di mera ruota dentata nella macchina del business delle traduzioni

È da parecchio tempo ormai le traduzioni automatiche stanno conquistando il settore delle traduzioni, trasformandolo in una fabbrica di testi unificati, identici, squadrati e noiosi da vomitare. Come se non bastasse, a questo si aggiunge il post editing, una vera e propria calamità per professionisti soliti a fornire risultati personalizzati e linguisticamente perfezionati. Le idee alla base di questi servizi possono anche essere state interessanti, ma il modo in cui tali pratiche rovinano la lingua, i contenuti testuali e l’intero settore è veramente spaventoso.

Le agenzie di traduzione si stanno superando nell’offrire servizi a prezzi sempre più bassi che realizzano effettuando la traduzione automatica, che poi, a volte, affidano a (spesso seducenti) traduttori per il cosiddetto post editing, cioè un servizio che non richiede grandi qualifiche, limitandosi essenzialmente a verificare se il testo target “si capisce” e se è più o meno in linea con il testo source. Il risultato? Nel migliore dei casi, testi di destinazione piuttosto mediocri, molto schematici, non di rado di bassissima qualità, al limite dell’accettabile. Venduti a clienti ignari che non sono in grado di verificare il risultato perché non conoscono la lingua straniera in questione.

Anche se in alcuni casi (testi generici, poco complessi, senza terminologia specialistica) capita che la traduzione automatica è di buona qualità, il post-editing è un’attività talmente al di sotto delle qualifiche professionali dei traduttori che, nella maggior parte dei casi, viene svolta da persone in cerca di un lavoro qualsiasi, pur di guadagnarsi da vivere. Si accontentano di effettuare controlli automatici che fanno pensare al lavoro su una linea di produzione in una fabbrica.

MPTE sucks!

Il lavoro di un traduttore è un servizio altamente specializzato, che non di rado richiede conoscenze estremamente approfondite in molti campi e in almeno due lingue. Guardando l’argomento da questo punto di vista, avere a che fare con un testo pre-tradotto non facilita di molto l’impegno. Quando si traduce, si passa continuamente da una lingua all’altra e si deve anche capire cosa c’è tra le righe. Ecco perché l’apprendimento continuo e l’esperienza sono così importanti. Più lezioni impariamo, maggiore è la nostra versatilità professionale.

Invece il post editing di un testo generato automaticamente da una macchina è molto più faticoso e impegnativo della traduzione da zero. Proprio come la verifica e la correzione di una traduzione umana. Soprattutto quando lo strumento di traduzione automatica, utilizzato da vari fornitori di servizi linguistici, è generalista e non è addestrato all’argomento e al tipo di testo in questione.

Da professionista, utilizzo la conoscenza integrata con l’intuito umano e il buon senso

In passato ho completato diversi progetti con l’MPTE per curiosità. Volevo verificare nuove possibilità professionali e quello che ho visto e che ho avuto l’opportunità di fare mi ha scoraggiato completamente da questo segmento del mercato della traduzione.

Il traduttore umano è in grado di capire quando il testo di partenza contiene errori, omissioni ecc. e può continuare correggendoli. La traduzione automatica è completamente priva di cervello. Se il testo di partenza è impeccabile dal punto di vista grammaticale e inoltre scritto secondo le regole indispensabili per questo tipo di progetti, il risultato di una machine translation può anche essere accettabile. Se invece è scritto con un minimo di fantasia, creatività, contiene giochi di parole, un refuso, un segno di punteggiatura mancante o un altro errore che cambia il significato dell’enunciato, la macchina traduce così com’è, ripetendo anche le cretinate più assurde.

Quando si fa un MPTE di segmenti popolati da qualcosa di cui non si conosce l’origine e che mette il traduttore (verificatore, editore ecc.) costantemente in dubbio, si può procedere in due modi. O si va avanti velocemente, verificando solo più o meno alcuni aspetti (cioé la modalità teoricamente corretta per questo tipo di servizio) oppure si decide di fornire un testo di qualità. Nel secondo caso, il lavoro diventa lungo, impegnativo e seccante. Con l’MPTE bisogna leggere e interpretare ogni frase del testo di partenza, poi leggere la frase prodotta dalla MT (Machine Translation), pensare se va bene così com’è e infine – se serve – ricomporre una terza frase, cioè quella che si considera la traduzione corretta. Tutto questo richiede molto più tempo che tradurre ex novo, in quanto spesso bisogna eliminare l’intero output dello strumento automatico e rifare il lavoro completamente da zero.

E le agenzie vogliono pagare una frazione del prezzo di una traduzione per questi incarichi! Ma neanche per sogno!

MPTE uccide la motivazione

Inoltre, gli editor, alle prese con i deadline o semplicemente perché non più motivati a fare di meglio (con queste tariffe? figuriamoci!) optano per revisioni minime. Questo non solo abbassa la qualità delle traduzioni realizzate per un dato progetto, ma inquina anche i contenuti pubblicati a livello globale con testi che, a causa del loro uso sempre più massiccio, col tempo cambieranno la percezione di come si presenta un uso ben formulato della lingua.

Quindi, da come lo vedo io, non ho alcuna intenzione di andare in questa direzione. Le agenzie, sia quelle piccole che i grandi LSP (cosiddetti Language Service Provider), possono tenere a se stesse le loro condizioni e la loro idee come io debba lavorare. Da una professionista del settore, intendo avere il controllo sui miei metodi di lavoro e sarò io a decidere la terminologia da utilizzare, lo strumento e il modo di scrivere. È l’unico modo per sopravvivere in questa giungla, rimanere motivati, non morire di fame e non soccombere al burnout professionale.

Chi ha bisogno di qualcuno da sfruttare per tariffe ridicolmente basse al fine di realizzare progetti mediocri, al limite dell’accettabile, incassando il più alto margine di guadagno possibile, deve continuare a cercare.

MPTE elimina la creatività

Infine, last but not least, l’MPTE sta completamente sopprimendo l’aspetto creativo della traduzione.

Frasi sfornate, anzi, stampate utilizzando matrici identiche. Squadrate, prive di carattere, sbrigative. In teoria, l’MPTE dovrebbe richiedere solo una verifica finale e correzione degli errori più evidenti (ecco perché costa così poco). Di consequenza, nessuno (o quasi nessuno) si preoccupa di controllare attentamente e di dare ai contenuti una struttura più elaborata. Si capisce? Allora andiamo avanti, sempre più in fretta, perché il deadline è dietro l’angolo. Dopo qualche ora di questo lavoro, si è completamente privi di voglia di lavorare, di migliorare, di fare qualsiasi cosa.

Sono una professionista, non un robot

A me, un lavoro automatizzato, quindi anche effettuato in modo automatico, non interessa. Non mi va di essere ridotta ad un semplice strumento di verifica del lavoro di una macchina con l’intento di vendere testi al limite dell’accettabile. E a volte neanche quello. Io voglio che il mio lavoro abbia un senso. Voglio fornire traduzioni che ritengo siano le migliori possibili. Voglio che i miei testi siano reali, carichi di tutto quello che serve per fare un gran bel contenuto e non solo produzione automatica che finge di essere risultato professionale.

Io scelgo di lavorare con imprese che rispettano i lettori dei loro contenuti e cercano di mantenere un certo livello di comunicazione tecnica, commerciale ecc.

Sono consapevole del fatto che in molte aziende sono i grafici dei bilanci a contare più della qualità delle traduzioni. Lascio che tali aziende lavorino con fornitori che offrono traduzioni automatiche o effettuate con l’intelligenza artificiale, recentemente in voga. Tuttavia, credo che le aziende siano le persone che vi lavorano. E che molte di queste persone apprezzano l’uso corretto della lingua madre e leggono buona letteratura. I risultati delle traduzioni automatiche sono inaccettabili per loro. Questi sono i miei clienti. Sempre meno numerosi? Beh… onestamente… un po’ sì. Ma quello che faccio, l’autostima, la soddisfazione che ottengo dal mio lavoro mi rendono una persona estremamente realizzata. E alla fine, è quello che conta nella vita.

Le traduzioni possono essere unificate e semplificate e allo stesso tempo rispecchiare la specificità e la ricchezza di un idioma. Se iniziamo ad affidarci a ciò che propone la traduzione automatica, non passerà molto tempo prima che il nostro vocabolario si limiti a poche centinaia di parole e che i libri più belli del mondo svaniscano impolverati e dimenticati nelle pattumiere.


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